Il Wall Street Journal, il 3 marzo 2013 ha pubblicato un articolo sulla ricerca mineraria in Sudafrica.
Ecco ciò che diceva:
“Secondo la tradizione mineraria locale, i geologi anziani tendono a fare il loro lavoro alla vecchia maniera. Utilizzano raramente le tecnologie radar e preferiscono invece fare carotaggi ed esaminare termitai, antiche formazioni e fossili. Ma sono famosi nel settore, spesso spietato, per la loro efficienza”.
“Ho solo assunto geologi vecchi”, dichiara Norman Slater, Amministratore Delegato di Slater Carbone. Persone come Kevin Petzer, un 65enne dello Zimbabwe che si aggira ancora in Sudafrica, Mozambico e Namibia partendo dalla sua base nella provincia di Kwa Zulu-Natal, in Sud Africa orientale. Il signor Petzer ci tiene a sottolineare che anche lui ha imparato i più moderni metodi scientifici, ma studia comunque ancora mucchi di formiche, fossili, tane e fiori.
I dirigenti di estrazione delle compagnie minerarie, nonostante ridacchino delle stranezze dei vecchi geologi, riconoscono però il valore, per il loro business, della loro memoria di precedenti esplorazioni, la loro comprensione delle formazioni rocciose complesse e la loro disciplina nel saper tracciare meticolosamente un nuovo territorio.
La pubblicità ha troppe persone che conoscono la tecnologia radar e non abbastanza persone che hanno esaminato tumuli di formiche e vermi fossilizzati da cui attingere informazioni. Il risultato è che le agenzie sono piene di idee ed entusiasmo, ma a corto di saggezza e conoscenza.
Il giovane pianificatore media e il copywriter sono spesso slegati dal processo di vendita. Non hanno idea di cosa ci sia sul tappeto in uno showroom, durante la vendita di un camion, o in uno stand durante la vendita di stampanti industriali. Pensano che intelligenza e audacia siano ciò a cui i consumatori sono interessati, e soprattutto non comprendono come la pubblicità sia solo una vendita a distanza.
Credono ciecamente in “conversazioni” e “comunità” e “relazioni”, o in qualunque altra cosa capiti essere di moda. Accettano entusiasti il pensiero convenzionale del momento, indipendentemente da quanto sia provata o quanto imberbi siano le convenzioni prevalenti. Manca loro lo scetticismo che genera esperienza.
Io sono un po’ più vecchio. E ho girato parecchio. Ho visto cosa funziona e cosa non funziona. Ho sentito tutti i cliché e ho visto tutte le cure miracolose. Ho avuto il tempo di seguirli e vedere se e come si sono allineati alla realtà. Ho lavorato in agenzie per 30 anni. Ho lavorato con i giovani e con gli anziani. Ora posso permettermi di dirvi la mia verità: ci sono un sacco di anziani stupidi, e un sacco di giovani intelligenti. Ma nel complesso, le persone più anziane capiscono la pubblicità meglio dei giovani.
I giovani sono certamente più a stretto contatto con la cultura pop. E se pensate che la cultura pop sia ciò a cui la pubblicità si rivolge, probabilmente funziona, ma…
In una società in cui la metà della spesa dei consumatori è fatto da persone over 50, in cui il 75% delle attività finanziarie sono controllate da persone over 50, in cui il 62% di tutte le automobili nuove vengono acquistate da persone over 50, in cui l’84% delle posizioni decisionali di tutte le categorie è dominato da persone over 50, il fatto che un’agenzia di pubblicità o media non abbiano all’interno quasi nessuno di questa età, è incomprensibile. E’ un inno al narcisismo, all’illusione, al pregiudizio. E alla stupidità.